ribelli


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RIBELLI

al novembre del quarantatré

I ribelli insorgono armati contro l’autorità. I ribelli rifiutano obbedienza e sottomissione, si mostrano impazienti a costrizioni o imposizioni esterne, sono indocili. I ribelli oppongono forte resistenza, non si lasciano vincere.

spettacolo liberamente tratto dal saggio “Il Carmine ribelle” di Marco Ugolini
testo di Filippo Garlanda
musiche a cura di Alessandro Adami

in scena
Filippo Garlanda, attore
Alessandro Adami, voce e fisarmonica
Carlo Gorio, chitarra

Raccontare un evento drammatico e terribile come una strage, a prima vista, può sembrare una questione di poche righe. Righe tremende che raccontano la fine innaturale e ingiusta di alcune vite.
Ma se poi si rivolge lo sguardo a quelle vite, ci si accorge che ciascuna è un percorso e si può seguirne la traccia risalendo fino all’inizio, come su una mappa. Ed è una mappa molto grande, fatta di sentieri intricati, spesso ricchi di svolte, ritorni, fughe, fermate, atti coraggiosi. Sono mappe costellate di speranze e scelte, di dignità e di errori. Seguendo queste vite, queste mappe, inevitabilmente si è portati ad alzare lo sguardo e allora si scorgono paesaggi montani e intrecci urbani: è in quel momento che emerge, ingombrante, la Storia che travolge, eleva, occupa ogni spazio e costringe a fare i conti con essa.

Il racconto percorre questi elementi e ogni dettaglio converge verso l’alba del 13 novembre del 1943 nella piazza d’una piccola città industriale del nord Italia, sventrata dalla guerra e dalla dittatura. Un avvenimento preciso che la narrazione restituisce in una duplice dimensione: particolare e territoriale ma anche più ampia, paradigmatica di un’epoca intera. All’alba avviene la strage, crimine della dittatura fascista. In quattro muoiono assassinati, colti nel sonno dalle milizie assetate di sangue. Altri se la cavano per un soffio. Una bambina pedala dalla valle alla città su una bicicletta da uomo, troppo grande per lei, per portare un messaggio, anch’esso troppo grande per lei. Arriverà? È l’autunno dell’inizio della guerra di resistenza antifascista, fatta da pochi, spesso disperatamente soli, spesso coraggiosamente uniti, per liberare tutti.

In scena un attore e due musicisti. Una narrazione intensa e tesa, veloce come la bicicletta che scende dalla valle, dialoga con la musica dal vivo. Due chitarre, una fisarmonica, una voce che canta restituiscono atmosfere attraverso canti popolari.
Perché a cantare forse si è meno soli e ci si fa forza a vicenda.

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foto Angelica Andreetto (25 aprile 2022)